Ashtanga
Ashtanga yoga significa letteralmente “yoga degli otto arti”, come indicato dal saggio Yoga Sutra di Patanjali. Secondo Patanjali, il percorso di purificazione interiore per rivelare il Sé è costituito da otto pratiche spirituali: discipline etiche (Yama), adempimenti (Nyama), posture (Asana), controllo del respiro (Pranayama), ritrazione dei sensi (Pratyahara), concentrazione (Dharana), meditazione (Dhyana) e contemplazione (Samadhi).
Sri. K. Pattabhi Jois (1915-2009) iniziò i suoi studi con Krishnamacharya nel 1927 e insieme formarono il sistema di Astanga yoga. Jois fondò nel 1948 l’Ashtanga Yoga Research Institute a Mysore, India.
Il metodo Ashtanga è caratterizzato una specifica serie progressiva di posture che deve sempre essere rispettato, poiché ogni posizione è una preparazione per la successiva, unita a una grande attenzione alla coordinazione tra respirazione (Ujjay pranayama), sguardo (Drishti) e movimento.
Questo metodo di yoga produce un intenso calore interno e un sudore purificante che disintossica i muscoli e gli organi dando come risultato una migliore circolazione, un corpo forte e leggero e una mente calma. Lo sforzo fisico che l’Ashtanga richiede porterà a ottenere, con una pratica quotidiana regolare, un corpo allenato e forte, ma anche morbido e leggero.
Per completare un’intera sequenza di Ashtanga vengono solitamente richieste circa due ore di lavoro, prevedendo una sequenza di apertura con una serie di otto o dieci saluti al sole (Surya Namaskara A e B), seguita da asana in piedi, di equilibrio, a terra e inversioni.
Vengono identificate sei serie di asana, raggruppate poi in tre gruppi in base al livello di difficoltà:
- la prima serie (Yoga Chikitsa) ha lo scopo di disintossicare e allineare il corpo;
- la serie intermedia (Nadi Sodhana) ha lo scopo di purificare il sistema nervoso attraverso l’apertura dei cosiddetti “canali energetici”;
- la serie avanzata (Stira Bhagah Sampta), che richiede una buona dose sia di forza che di umiltà, ha lo scopo di integrare forza e grazia.
A meno di non avere già una discreta famigliarità con questa pratica, si consiglia inizialmente di praticare in presenza di un insegnante per essere guidati e corretti nei dettagli delle posizioni. In questo modo si otterrà il massimo dalla sequenza di asana e si raggiungeranno rapidamente ottimi livelli.
Si consiglia di non praticare a stomaco pieno e di non bere durante la lezione per permettere al corpo di lavorare al meglio. Nelle fasi di luna piena e luna nuova è preferibile non praticare e proporre al corpo dei movimenti più morbidi.